Higuain, come mai negli States non ha vinto con Messi in squadra?

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VITTORIO RAIO

Il mio non è e non vuole essere un attacco, una critica a Higuain e a suo fratello dopo le esternazioni di ieri, dopo le accuse a De Laurentiis sul futuro del Napoli. La mia altro non è che la ripetizione di una riflessione ad alta voce che faccio da anni, da quando ero a Il Mattino sino ad oggi.
Il mondo del calcio continua a viaggiare su un binario suo, anacronistico, un binario che non può più essere percorribile in un mondo dove tutto diventa più difficile giorno dopo giorno, in un mondo dove la miseria di molti è nettamente prevalente sulla ricchezza di pochi. Si dirà: i calciatori e i procuratori (i signori 5%) comandano e sfruttano le possibilità che il mondo del calcio dà loro. Giusto, nel senso che tale possibilità viene loro data su un piatto d’oro (cui prodest?). E loro, calciatori e procuratori, vi si tuffano e ne approfittano in modo visibilissimo e spudorato. Ovvero: un calciatore liberamente firma un contratto. E generalmente lo pretende di cinque anni. Se le cose nella prima stagione da dipendente vanno bene o benissimo, si avvertono immediatamente i primi… mal di pancia (vengono definiti così…). Bizze, dichiarazioni subdole, rinvii, richieste di aggiornamenti e di prolungamenti del contratto, frasi sibilline che in nessun altro ambiente verrebbero tollerate, tantomeno accettate. Se, sfortunatamente, le cose alla prima stagione vanno male per il calciatore (infortuni o prestazioni nettamente al di sotto delle attese), ovviamente li senti dire: “I contratti vanno rispettati”. E a farne le spese in ogni caso sono le società. Costrette a pagare rinnovi e aumenti nel caso positivo (altrimenti ecco la formula-magica della scusa per smettere quella maglia, per andare via), costrette a doversi difendere dagli attacchi dei tifosi nel caso non dovessero accettare il diktat dei fuoriclasse. Anche perché sono davvero pochi quei tifosi che capiscono che alcuni calciatori tengono sotto scacco i club e quindi per questi tifosi la colpa è solo delle società che non aumentano l’ingaggio del big, che non fanno altri acquisti o gli acquisti che i calciatori vorrebbero. Insomma, i calciatori che già comandano nel calcio puntano a comandare ancora di più: vogliono anche imporre acquisti e cessioni.
Alla luce di queste considerazioni mi sembra assurdo ogni anno voler adeguamenti e pretestuoso minacciare di voler andare via e sollevare e aizzare le tifoserie. Non parlo di tradimento in quanto la parola non fa parte del dizionario di un mercenario (non c’è alcun offesa perché tutti i professionisti lo sono: si offrono logicamente al miglior acquirente) che non tradisce, ma sfrutta il momento favorevole per qualche dollaro in più, per andare al Chelsea, al Psg o altrove. Però, c’è un però: almeno non facciano le zite cuntignose, non vengano a fare discorsi diversi da quello unico e comprensibile a tutti , quello economico (cretinetti, beoti e malignetti a parte che richiamano vecchi problemi sulla valenza di strutture e progetti pur di tutelare qualche vecchia “gloria”).
Un’osservazione finale va fatta: al di là delle accuse al Napoli sui rinforzi promessi, sulla voglia di vincere, sui programmi rispettati o meno, caro Higuain, io le vorrei segnalare il cammino dell’Islanda all’Europeo e il suo negli States. I signor Nessuno dell’Islanda stanno facendo sognare i tifosi e stanno dimostrando che con l’organizzazione, la volontà e lo spirito di sacrificio si può scrivere una favola. Lei, negli States, con la sua Argentina, nonostante la presenza di tanti fuoriclasse e campioni e del calciatore al momento più forte al mondo, Messi, ha perso. Ci rifletta, caro Higuain, e dica con l’onestà che tutti le riconosciamo e da fuoriclasse riconosciuto che ha solo voglia di cambiare bandiera. In tal caso, la capirei e non la condannerei. Non sputi però nel piatto dove sontuosamente sta mangiando, non metta in difficoltà altri solo per andare via. Non è giusto.