Il Napoli paga il peccato originale

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“Napoli, così no”, titola il Corriere dello Sport di stamane. “Che brutto Napoli” e “Grandine sulle aspirazioni di una rosa monca di leader”, i severi giudizi de Il Mattino.

L’inatteso stop contro il Parma di Donadoni ha lasciato tutti con l’amaro in bocca. Uno stop che segue quello contro la Juventus (3-0). Solo due partite-no? Può essere e me lo auguro di cuore. Ci sta nell’arco di una stagione che una squadra inciampi due volte di seguito per disattenzioni, per errori dell’allenatore, dei singoli e del collettivo, per la supremazia dell’avversario. Ci può stare. Ecco perché non è mia intenzione fare processi. E’ bene precisarlo sùbito onde evitare dubbie interpretazioni. Perché sono state giocate soltanto tredici partite di campionato, perché il Napoli è ancora terzo in classifica, perché tutto è rimediabile, perché auguro al nostro Napoli di vincere lo scudetto, la coppa Italia e di giocarsi al meglio la Champions League.

Ciò premesso, non si può far finta che non sia capitato nulla nelle ultime due di campionato. Soprattutto perché io certe considerazioni le ho fatte tanto tempo fa, già prima dell’inizio della stagione calcistica.

Voglio ragionare sulle cause di queste due sconfitte. A mio avviso, non sono figlie solo di errori commessi poco prima e durante le partite, ma anche di errori pregressi, derivanti da varie scelte che non ho mai condiviso: ci sono le registrazioni a Radio Marte, a Canale 21 (Il bello del calcio) e quanto scritto nel blog di Radio Marte e in quello di Toni Iavarone.  Non bastasse, ci sono varie persone che possono testimoniare sulle mie perplessità sull’operato di Benitez sin da prima dell’avvio del ritiro in Trentino. In sede di suggerimenti di mercato, di scelte di formazioni, di impiego di uomini utilizzati fuori ruolo. Insomma, il Napoli sta pagando innanzitutto il peccato originale. Nel peccato originale anche un’incauta dichiarazione del tecnico che sino a sabato ha sempre avuto il sorriso stampato sul volto: “Faremo meglio dello scorso campionato”.

Mi spiace tantissimo per De Laurentiis che dopo tanti investimenti fatti, è costretto ad assistere a certe prestazioni in cui il Napoli consegna il centrocampo agli avversari, soffre e perde. E’ vero, si può perdere, ma c’è modo e modo.

Per il dopo-Mazzarri, De Laurentiis ha fatto tutto quanto in suo potere: ha ingaggiato uno degli allenatori di maggior prestigio a livello mondiale: basta dare uno sguardo ai trofei che Rafa ha vinto; ha fatto investimenti importanti; ha addirittura cambiato metodologia, abitudini e idee facendo decidere i rinforzi dell’organico al suo allenatore. Un esempio? Il presidente è passato dai giovani emergenti come Hamsik, a calciatori molto più anziani, esperti, dagli ingaggi alti. Si potrebbe obiettare: per vincere occorre acquistare gente esperta, smaliziata, che guadagna molto e ti fa vincere molto. D’accordo, pienamente d’accordo se poi chi ingaggi è finalizzato al progetto, se si rivela all’altezza del compito e dello stipendio percepito.  Perché a Napoli è giunta l’ora di tornare a vincere qualcosa.

I miei dubbi di luglio sono però lievitati e sono aumentati mese dopo mese. Nonostante il terzo posto, nonostante l’ottimo rendimento in Champions. Sono lievitati i dubbi, ma comunque ultimamente ho fatto i complimenti a Benitez: nonostante i suoi errori di impostazione di mercato e di varo delle formazioni, il suo Napoli veleggiava e veleggia nella zona alta della classifica.

I dubbi. Eccoli.

1) è da non vedenti pensare che Britos possa essere titolare nel Napoli e non pretendere a luglio un calciatore non solo alto, ma all’altezza del delicato ruolo.

2) non è da Benitez pensare che Behrami possa giocare alla grandissima almeno una cinquantina di partite facendo interdizione da solo dinanzi alla difesa già scarsa, monca e poco omogenea. Senza avere uno che si sacrifichi come lui, senza avere una valida alternativa in organico. Se Behrami “scoppia” non è colpa sua, ma è di chi non l’aveva previsto, di chi lo impiega da solo a combattere contro un centrocampo più folto, spesso; più valido, qualche volta. E con Inler che in più di un’occasione fa la bella statuina.

3) consegnare il centrocampo agli avversari è una forma di suicidio tattico. Non è da Benitez vedere la Juventus dominare in mezzo al campo e lui a fare il… Totò quando, dopo aver preso uno schiaffo, diceva: “Voglio vedere questo stupido dove vuole arrivare”.

4) non è da Benitez permettere a Pirlo di giocare da… solo, libero di impostare, di dettare il gioco senza la minima opposizione con il centrocampo del Napoli, come detto, in inferiorità numerica.

5) non è da Benitez vedere il Napoli che quanto a intensità di gioco è nettamente inferiore alla Juventus e lui se ne sta in panchina ad assistere al… massacro tattico.

6) se gli esterni bassi (Maggio, Armero, Zuniga) sono per caratteristiche e propensione più esterni alti che bassi e vengono utilizzati in modo diverso, è normale che si finisca con l’avere un doppio danno: quando si spingono in avanti, spesso trovano le corsie occupate da un compagno (Callejon, Mertens, Insigne); quando difendono, non ne hanno le capacità fondamentali, si arrangiano in quanto sono fuori ruolo (al di là della condizione fisica dei singoli e della squadra) e possono creare problemi. Iniziano ad aumentare le persone che ora si interrogano sulla bontà degli investimenti fatti fare a De Laurentiis e anche in modo dispendioso. L’avevo detto che nel Napoli, professionalmente, ci sono altri… Fassone.

7) se cala la condizione fisica di tutti, se il Napoli corre poco e male, se alcuni dei singoli sono in crisi, quantomeno c’è da chiedersi: al di là delle dubbie scelte di mercato, ma è stato davvero fatto tutto bene nella fase di ritiro precampionato e in occasione della preparazione delle singole gare?

8) perché si insiste su alcuni calciatori dopo averne visto i limiti, l’adattabilità. le caratteristiche e il momento-no?

9) perché, ad esempio, Benitez si intestardisce a tenere in campo Callejon contro il Parma considerando che lo spagnolo non è quello di inizio stagione? Perché non ordina ad Albiol di parlare di più per dare ordine alla difesa?

10) il Napoli soffre se non fa la partita. Non è da Benitez consegnarsi ai suoi colleghi senza provare a fare qualche sostituzione che cambi volto alla squadra e al match. Talvolta sono tardivi i cambi che erano e sono una splendida peculiarità di un grande quale Marcello Lippi. A mio avviso, Conte e Donadoni hanno impartito una lezione tattica a Benitez abituato, forse, ad un altro modo di giocare. Al di là del fatto che l’attuale Napoli non ha l’anima della Juventus e non ha l’animus pugnandi del Napoli di Mazzarri.

11) Benitez non si sente neanche un po’ responsabile della “distruzione” di Paolo Cannavaro, come uomo e come capitale della società? A tal proposito, assisto al tiro al piccione verso il capitano: ma non è lo stesso che fece uno strepitoso e osannato gol contro la Juventus, non è lo stesso che unitamente a Grava e Aronica ha portato il Napoli in Europa più volte?

12) appare se non altro strano ascoltare Benitez, nel dopogara con il Parma, dire che non è facile preparare le partite quando bisogna giocarne due ogni settimana. Non è un tecnico abituato a tali evenienze? Non è un titolo di merito centrare la Champions o l’Europa League? Sì, e allora perché dopo c’è chi si lamenta dei tanti impegni? Perché Rafa non ha chiesto a De Laurentiis un organico idoneo a tali necessità? Ma no, lui l’ha chiesto e l’ha ottenuto tanto è vero che l’ha dichiarato: “De Laurentiis ha soddisfatto tutte le mie richieste. Cosa che non avvenne a Milano con Moratti”.

13) infine, perché ha mandato in campo Hamsik contro il Parma sapendo che rischiava al primo scontro e che ci sarebbe stata la possibilità di non averlo in campo in Germania?

Concludo. Nonostante questi errori il Napoli di Benitez è ai vertici in tutto. Complimenti sinceri. Ma è giusto che il tecnico inizi a interrogarsi su quanto ha fatto. Un po’ di autocritica non fa male. Dove sarebbe ora il suo Napoli senza il peccato originale?