Ciao Paolo

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Sai una cosa mio caro Paolo? Io non voglio proprio ricordare questo giorno. Mi sono sforzato di dimenticarlo: data, luogo e tutto il resto. È un impegno che ho preso con me stesso. Perché voglio ricordare gli altri giorni che ho vissuto con te. Quelli che mi hanno avvicinato al tuo mondo, al tuo essere reale, vero, palpabile, autentico. Al tuo essere particolarmente speciale con la tua gioia e con le tue incacchiature. Tutte sempre particolari nella loro sagacia, ma pure immerse in una fine semplicità. Sei un tipo speciale, unico, come dice il claim della tua radio. “Radio Marte, unica come te”. Perché sarà sempre così, nemmeno questo brutto giorno oscurerà l’eccezionalità di questa affascinante impresa editoriale. L’hai costruita tu Radio Marte, insieme col manipolo di tuoi amici, oggi editori e soci (i fratelli Cimmino, gli eredi Russo) di una realtà che ha consegnato a Napoli, alla Campania e ogni dove una voce insostituibile e, soprattutto, una voce per tutti e di tutti. Per chi non ce l’ha mai avuta la voce e pure per chi ne ha troppa: “sine ira et studio”. Ora hai deciso di lasciare la tua poltrona dell’ufficio presidenziale, perché sei salito lassù per guardarci dall’alto. Lo so non ci perderai mai di vista e i nostri occhi saranno sempre con i tuoi. Non ci resta che aspettare pure da lì le tue tenere “cazziate”. Chissà, magari venendo dal cielo diverranno solo angeliche. Siamo onesti, come te non c’è nessuno e non ci sarà più nessuno. Mica solo per lo radio. Amico, maestro di radiofonia, pezzo di cuore che se ne va.
Come il cuore, Paolo, come il cuore. Anche la morte può aprire autostrade di retorica. Ma questo oggi ti devo: la coscienza che non si può essere avari, nella vita e nel mestiere, che bisogna spendersi, meglio dieci righe in più che dieci in meno. Meglio un’ora in più con gli amici che un’ora in meno
Ciao Paolo, il tuo amabile sorriso sarà per sempre il mio e il nostro sollievo