“La Juventus prenda esempio dal Napoli! Nel nostro futuro ci vuole quel qualcosa in più che ho visto nel Napoli. Ha avuto giocatori bravi sì, ma non fuoriclasse come quelli dell’Inter e del Milan. Eppure sono arrivati a giocarsela sino in fondo in campionato”. Sono state le parole del capitano della Juventus, Giorgio Chiellini. Parole di sprone per la Juventus del futuro e di insegnamento per alcuni cronisti, per alcuni opinionisti (o presunti tali) e per alcuni tifosi napoletani. Di insegnamento perché queste tre “categorie”, per disattenzione, per invidia, per frustrazioni, per vestire i panni dei bastian contrari, spesso e volentieri nel corso dell’ultima stagione (ed anche nell’avvio di questa) si sono eretti a fustigatori di De Laurentiis, di Mazzarri, degli azzurri, del Napoli. Dimenticando, per i succitati motivi, quanto di buono il Napoli ha fatto negli ultimi sette anni, di come dal nulla sia arrivato a lottare in campionato con Inter e Milan, di come sia arrivato in Champions lasciando alle sue spalle club come la Juventus e la Roma, la Lazio e la Fiorentina, il Genoa e l’Udinese, per non parlare della Sampdoria.
Appare strano che debba essere un nazionale italiano a ricordare quanto di buono e bello ha fatto il Napoli di Mazzarri e appare strano che a Napoli ci sia chi continua a sputare veleno sul Napoli.
L’insegnamento di un uomo dello spessore umano e professionale di Chiellini non va trascurato e deve essere tenuto sempre presente quando si parla, spesso a vanvera, del Napoli. Non voglio erigermi a tutti i costi a difensore degli azzurri, guardo solo ed esclusivamente i fatti: partito dal nulla, dalla C1, il Napoli andrà a giocare il trofeo Gamper al Camp Nou contro il Barcellona, andrà a disputare una manifestazione quale è la Champions League. Tutto ciò grazie agli investimenti, alla passione, ai sacrifici di De Laurentiis, al proficuo lavoro prima di Pierpaolo Marino e poi a quello di Riccardo Bigon, all’operato di Reja e di Mazzarri, grazie alle prestazioni di quanti hanno indossato la maglia azzurra, grazie a quanti con amore e con calore dalla C all’Europa hanno accompagnato il cammino di Iezzo e Cannavaro, di Scarlato e Calaiò, di Lavezzi e Gargano, di Cavani e Sosa, di Quagliarella e Hamsik, di Maggio e Grava, di Campagnaro e Gianello. Di tutti.
Ai ragazzi delle curve che hanno vissuto le mortificazioni inflitte al Napoli, accompagnando gli azzurri anche sui campi più sperduti, a quei ragazzi che hanno esposto lo striscione “al di là del risultato”, di un amore che va al di là di tutto, proprio a quei ragazzi va dedicato il ritorno in Champions. Agli sprovveduti, ad alcuni che sparano sciocchezze per cercare di avere identità e poi sono costretti a fare le caste Susanne, a farsi difendere se attaccati, agli invidiosi, ai gelosi, ai frustrati ricordo l’insegnamento di Chiellini. Purtroppo per loro non sanno il male che si fanno.