/ L’immondizia in via Bleriot e quelli cresciuti a latte d’asino

L’immondizia in via Bleriot e quelli cresciuti a latte d’asino

Capitolo 2, 26 luglio 2010
Due mesi e altri quattro giorni dalla mia prima denuncia di quanto si sta verificando all’incrocio tra via del Riposo e via Bleriot. Le tonnellate di immondizia di vario genere aumentano proprio come lievita la vergogna di tutti coloro che potrebbero e dovrebbero fare qualcosa per evitare uno dei tanti scandali al sole di Napoli. Negli ultimi giorni è stata rimossa soltanto la carcassa di un cane morto. Tutto il resto è ancora lì, sempre lì. Al sole caldo e afoso di Napoli. Passano i giorni ed aumenta il rischio di un’epidemia con gravissimo nocumento per tutti coloro che abitano nelle vicinanze e di coloro che transitano, a senso unico alternato, in quelle strade. Appare evidente che insipienza, menefreghismo o incapacità la fanno da padrone. Mi sono anche chiesto se tutti quelli che dovrebbero decidere e procedere alla rimozione di una così vasta quantità di rifiuti non siano stati cresciuti con il latte d’asino…
E pensare che a Napoli c’è chi si meraviglia che <i tombini sono sporchi> come, il 23 luglio, ha scritto a “Il Mattino” il lettore Riccardo Marrocco. Non che debbano essere sporchi (giustamente il signor Marrocco evidenzia i danni e disagi che ciò comporta), ma magari lo fossero soltanto i tombini a Napoli, considerando l’immondizia che continua a caratterizzare le nostre strade, da Scampia a via Pigna. Ma non si interviene come in via Bleriot o si interviene a giorni alterni come accade in altre strade.
Non voglio essere pessimista, ma nel caso di via Bleriot penso che sarò costretto a scrivere altri amari capitoli. Io non mi stanco di parlare di vergogna che dovrebbe dipingere il volto di tutti quelli che, dalla Regione al Comune, a tutti gli altri Enti preposti (ciascuno con le proprie competenze e responsabilità), possono e devono intervenire, ma non lo fanno. Per lassismo o perché cresciuti a latte d’asino? Nella seconda ipotesi, ricordiamo che anche in Italia esiste l’istituto delle dimissioni. E’ facile praticarlo, ma quanti hanno il coraggio e la dignità di farlo?

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