Ora, dopo la sconfitta dell’Italia di Prandelli, sarebbe sin troppo facile ironizzare: con Balotelli e con Cassano ha vinto solo… Lippi. Tante sono le attenuanti per Prandelli e per l’Italia. Per l’Italia di Balotelli e Cassano. Sarebbe troppo semplicistico leggere, interpretare questo stop, all’esordio contro la Costa d’Avorio, solo con sarcasmo, con disinvoltura, con commenti severi.
Le attenuanti sono tante: il gruppo di Prandelli non è ancora omogeneo, compatto, tanti hanno giocato per la prima volta insieme; siamo in avvio di stagione in Italia e la condizione fisica dei singoli non è all’optimum (discorso che varrà anche per le italiane impegnate in Champions e in Europa League); il nuovo ct non ha avuto materialmente il tempo per far capire a tutti come intende giocare; è tutto da valutare il modulo.
Su quest’ultimo aspetto mi piace soffermarmi. L’Italia, o il Napoli ad esempio, possono permettersi di giocare con quattro attaccanti? Si potrebbe rispondere: tutto si può a fare a patto che tutti si sacrifichino. Giusto. Ma tutti si sacrificano realmente o lo fanno solo nelle dichiarazioni pre e post-gara? Sono in grado di farlo per caratteristiche e, soprattutto, in un periodo molto delicato della stagione, l’avvio?
Il discorso, come detto, vale per tutte le squadre. A meno che non si giochi da tempo insieme (Inter di Mourinho) e che si sia nella parte finale della stagione (Inter di Mourinho). Inoltre, sempre facendo riferimento alla gara con il Barcellona in Champions, i Milito, gli Eto’o, gli Schneider e i Pandev di turno devono essere disposti a fare anche o soprattutto i centrocampisti e all’occasione i terzini…
A mio avviso, una squadra equlibrata in ogni reparto resta sempre la migliore soluzione. La smania di dare spazio e posto a tutti i big non sempre paga. Schierare quattro-cinque calciatori, tutti con propensioni e caratteristiche prettamente offensive, può rivelarsi un boomerang lanciato in modo maldestro. E il boomerang lanciato male quando ritorna può creare danni.