Il caso-Quagliarella. Considerando tutti i protagonisti del suo trasferimento alla Juventus, ritengo che non si possa parlare né di traditori, né di mercenari, né di affaristi. E’ il calcio che viviamo dove i sentimenti vengono dopo altri aspetti, “dove la ragione spesso ha la meglio sul cuore”, come ha detto Fabio.
Sic stantibus rebus, Quagliarella e il Napoli hanno adottato l’unica soluzione possibile. Quagliarella doveva cambiare aria, squadra e casacca. E ha fatto la scelta giusta perché di scelta si è trattato; la società ha preso atto della situazione e si è privata dell’apporto del bomber. Come poi è avvenuto anche nel Barcellona con Ibrahimovic.
Un aspetto, però, va sottolineato, un aspetto che ha fatto riflettere e ha amareggiato i tifosi del Napoli. Quagliarella ha detto: “Le cose si fanno in tre”, ovvero la responsabilità del suo trasferimento va suddivisa tra tutte le componenti della trattativa poi andata a buon fine per la Juve. Giusto, ma sarebbe stato sufficiente che una delle componenti, il calciatore, facesse il… Di Natale e l’affare non sarebbe andato in porto. Evidentemente, anche Quagliarella aveva capito che il suo tempo a Napoli era finito, che doveva sfruttare la ghiotta occasione offertagli dalla Juve. Ghiotta in tutti i sensi. E le sue dichiarazioni d’amore per il Napoli, la sua mano sul cuore dopo i gol, le sue parole di affetto per i tifosi napoletani? Il calcio, oggi, vede la ragione avere il sopravvento sul cuore. E non si deve parlare di traditori, mercenari o affaristi.