Il Napoli è primo. E noto un’enfasi, un trionfalismo incredibili, quasi pari al catastrofismo dopo il pareggio a Catania. L’assurdo è che sono gli stessi protagonisti a passare da uno stato d’animo all’altro nel giro di pochi giorni. Mazzarri, brocco a Catania, Mazzarri, eroe contro la Lazio; azzurri bocciati domenica scorsa, fantastici nella notturna infrasettimanale. Si potrebbe obiettare: ma perché è vietato il diritto di giudicare un pareggio o una sconfitta? No, non è vietato, ma è certamente almeno risibile colpevolizzare oltre ogni misura allenatore e squadra e poi, nel giro di pochi giorni, esaltarli. Senza il necessario equilibrio, prima e dopo.
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Giusto elogiare Klose per aver ammesso di aver toccato il pallone con la mano in occasione del gol della Lazio. Strani, però, due aspetti: 1) cosa faceva Damato, il giudice di linea, in tale occasione se non è riuscito ad aiutare l’arbitro Banti? Questi giudici di linea si stanno rivelando spesso dannosi. 2) perché Banti non ha poi ammonito Klose? Giusto stringergli la mano per l’onestà (una caratteristica comune a pochi), ma sùbito dopo al tedesco andava mostrato il cartellino giallo.
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Per Petkovic e per la Lazio l’umiliazione maggiore, forse, non è stata quella di subire tre gol, ma quella di ascoltare a ripetizione il coro del San Paolo ad ogni gol: “Chi non salta juventino è…”. Ovvero, la folla erigeva ad avversario la Juventus, non la Lazio che era in campo a contrastare il Napoli. E pensare che l’allenatore della Lazio, alla vigilia del match, aveva detto con fierezza: “I più forti siamo noi”. Un simpatico bugiardo o un abile stratega che aveva capito che la Lazio andava caricata?
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Tutti hanno lodato Cavani per i tre gol. Il rigore sbagliato? Può starci, li sbagliava anche un certo Maradona, unico e inimitabile. Io mi unisco al coro di elogi ed aggiungo che, ancora una volta, Cavani è stato fantastico anche sui calci piazzati nell’area del Napoli (ha una calamita che attira il pallone su di lui?) e negli interventi da terzino o da stopper in fase difensiva. Un calciatore completo, umile, straordinario per la sua efficacia, per la sua duttilità, per il suo spirito di sacrificio.
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Da spellarsi le mani, da cucirsi le bocche. Le mani, quelle degli spettatori del San Paolo in occasione del match vittorioso con la Lazio; le bocche, quelle di tanta gente che dopo sole quattro partite aveva già bocciato Mazzarri ed i suoi per il pareggio (pareggio e non sconfitta) a Catania in quanto gli azzurri avevano giocato in undici contro dieci. Come se fosse un obbligo vincere in superiorità numerica, come se fosse un obbligo vincere tutti gli incontri, come se il Catania fosse formato da brocchi. Magari a Napoli funzionasse bene tutto come funziona il Napoli di Mazzarri…
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Ora, tutti a indicare il Napoli quale principale rivale della Juventus. E’ vero, lo dice la classifica che gli azzurri sono gli unici a pari punti con i campioni d’Italia, ma è altrettanto vero che è troppo presto per affibbiare etichette e per alzare l’asticella del traguardo. Quest’ultima operazione serve ad hoc solo ai maligni e ai bastian contrari per parlare poi di fallimento anche se il Napoli alla fine dovesse arrivare secondo.
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De Sanctis. Ottimo a Catania, idem ieri sera contro la Lazio. Grandi portieri lo insegnano: quando un portiere fa una parata decisiva dopo essere rimasto inoperoso per novanta minuti, il suo gesto è ancora più importante. Bravo Morgan.
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Il numero di Insigne sul rigore concesso al Napoli è una perla da cineteca del calcio. Questo scugnizzo ha davvero numeri eccezionali. Bravissimo Santoro ad andare a pescarlo e a credere in lui, bravo De Laurentiis a volerlo a tutti i costi in organico, bravo Mazzarri che lo sta inserendo con cautela in squadra. Il presente e il futuro sono tutti di Lorenzo.
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Al di là dei tre gol di Cavani, nuovo capocannoniere della serie A, del numero di Insigne, della parata di De Sanctis, da evidenziare l’eccezionale lancio di Cannavaro per Cavani sul secondo gol.