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L’erba intesa come avversari

Nicola Caccia mangiava sempre un ciuffetto d’erba. L’ex-attaccante del Napoli, quando entrava in campo in avvio di gara, all’atto di mettere piede sul terreno di gioco, strappava qualche filo d’erba e lo metteva in bocca. Un gesto scaramantico come tanti.
Ieri, Mazzarri ha parlato lui di erba. Ha detto: <Voglio una squadra che mangi l’erba…>. No, non vuole un gregge, come qualcuno ironicamente ha sottolineato. Vuole gente che dia tutto in campo, dal primo all’ultimo secondo di gioco. Un po’ come gli azzurri hanno fatto in quasi tutte le gare dello scorso campionato. Grinta, concentrazione, spirito di gruppo, equilibrio, umiltà, determinazione, mentalità vincente al di là del nome dell’avversario: queste le caratteristiche richieste dall’allenatore che ora ha un vantaggio. Non subentra a Donadoni, non eredita una situazione quasi fallimentare per punti in classifica e per convinzioni dei singoli, ha la possibilità di conoscere già i suoi calciatori, di guidarli sin dalla fase del ritiro, di migliorarne ulteriormente le caratteristiche. E potrà contare anche su Santacroce, Dossena e su un Blasi <che ha voglia di spaccare il mondo>, come ha evidenziato lo stesso Mazzarri.

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