Bruscolotti apre il suo album dei ricordi nel salottino di Radio Marte

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Napoli – Salottino inconsueto. Nei nostri studi c’è la bandiera del Napoli, Peppe Bruscolotti, alias Pal e Fierr. “E’ stato un soprannome che mi ha dato la gente. All’inizio non gli ho dato tanta importanza, ma mi piaceva essere chiamato così”. Facile capire il motivo. Bruscolotti non andava tanto per il sottile: “Agli avversari cosa dicevo? Non li minacciavo, a volte la partita non era interessante per loro, meglio che non superassero la loro metà campo. La partita cominciava nel sottopassaggio, dicevo che era più importante per noi. Nessuno – però – doveva farsi male”. Bruscolotti ricorda un intervento cattivo: “Ne feci uno quasi voluto, ci fu un litigio con Vialli, ma non ho avuto il coraggio d’andare fino in fondo. Una grattatina gliela feci lo stesso, lo presi per l’orecchio e gli dissi che era il primo assaggio”.
IL PRIMO IMPATTO CON IL CALCIO.
“Rubavo le calze in casa e facevo le palline. Ho sempre giocato in difesa, qualche volta esterno sinistro alto. Il primo ricordo da calciatore a Sorrento. Non pensavo più di rientrare nel giro. Debuttai la seconda giornata e non sono più uscito, l’allenatore Giancarlo Vitale mi disse che c’erano buone possibilità d’inserirmi. A 21 anni arrivai a Napoli. D’Alessio spinse di più. Era stato l’allenatore del Sorrento. Ho debuttato in campionato con la Ternana. Mi volevano anche Roma e Sampdoria. Liedholm è sempre stato un mio estimatore, il Napoli m’aveva venduto ai giallorossi nel secondo periodo di Vinicio. Poi dopo tutto saltò e non mi è dispiaciuto. Volevo restare qui, pensavo di poter conquistare lo scudetto con questa maglia e ci sono riuscito”.
I RAPPORTI CON GLI ALLENATORI
“Con Chiappella ho avuto un bel rapporto, era il primo anno della serie A. E’ stato come un padre, mi ha dato fiducia. Comunque non ho mai avuto particolari problemi, mi è sempre piaciuto allenarmi. C’era meno feeling con Bianchi, caratteri diversi, ma professionalmente nessun problema. Ho legato di più con Pesaola, Vinicio e Marchesi, il rapporto è stato bello”.
IL RICORDO PIU’ BELLO
“Lo scudetto del 1987 è stato fantastico. Non dimenticherò mai quella giornata. Era il 10 maggio che poi è anche il nome del primo scudetto. Il San Paolo era impazzito. La città era piena di gioia”.
IL RICORDO PIU’ BRUTTO
“L’1 maggio 1988. La famosa sfida con il Milan. Perdemmo lo scudetto. Il motivo? Il Milan andava come una Ferrari, noi eravamo una 500. Qualcuno ci ricamò sopra, fu molto antipatico”.
IL RAPPORTO CON DIEGO MARADONA
“E’ stato bellissimo. Ci siamo spiegati dal primo minuto. Mi ero messo a disposizione quando arrivò a Napoli. Gli ho dato la fascia, la meritava. Era giusto anticipare i tempi, oramai ero alla fine della carriera, mi sembrava giusto che prendesse per mano questa squadra e lui mi promise lo scudetto. Quando lo vincemmo, mi chiamò durante un’intervista e mi definì il vero capitano Eravamo legati. Mia moglie Mary cementava il gruppo con le famose spaghettate. Lo fece anche con Rudy Krol”.
IL RAPPORTO CON FERLAINO
“E’ stato il mio unico presidente. Bisogna dargli merito, è riuscito a portare Napoli ai vertici. Lui sentiva molto la partita, era agitato prima di alcune sfide importanti e si raccomandava”.
GESTI SCARAMANTICI
“Mai avuto di particolari. Diego voleva che tutti indossassimo l’orecchino, ma io dissi no”.
LA SFIDA CON L’ANDERLECHT
“Ci fu una discussione per una punizione. Dissi a Juliano di passarmela subito, feci due passi, calciai ad occhi chiusi e feci gol. La mattina Pesaola mi disse che Rensenbrink era sicuro di segnare tanti gol. Mi caricò molto. Ci fu subito uno scontro di gioco e rimase fuori cinque o sei minuti. Poi dopo continuò la partita tranquillamente”.
IL GIOCATORE CON CUI E’ ANCORA IN CONTATTO
“Bruno Giordano. Siamo amici. E’ una grande persona”.
LA NAZIONALE
“Mi arrabbiavo anche io per le mancate convocazioni. Credo che potevo far parte del gruppo. Bearzot – nell’under 23 – puntava su chi non giocava in campionato. Alla terza partita glielo feci notare e lui mi disse di restare a casa”.
MARADONA CT DELL’ARGENTINA
“Speriamo che riesca a portare qualche giocatore utile ai Mondiali. Penso possa essere la squadra da battere”.
IL DOPO-CALCIO
“Mi sono dedicato a tante cose. Potevo rientrare con Naldi, ma mi resi conto che il rapporto poteva essere difficile. Il modo di fare non mi piaceva. L’avventura in politica è nata quasi per caso con alcuni amici. E’ stata una soddisfazione”.
I RAPPORTI CON GLI ARBITRI
“Qualche volta li ho insultati e sono stato espulso. Chiaramente dispiace per quello che è successo a Quagliarella, servono tutti adesso per conquistare l’obiettivo dell’Europa. Per un campano ci sono sempre maggiori pressioni, ma siamo noi a dover trasmettere sensazioni positive alla gente. Mi vogliono ancora bene. Ho giocato anche in situazioni precarie e sono andato in campo. I tifosi non dimenticano”.
L’ATTACCANTE PIU’ DIFFICILE DA MARCARE
“Ne ho affrontati tanti. Elkjaer? Bei duelli con lui. Maradona? Qualche volta l’ho affrontato in allenamento, ma non potevo mica picchiare Diego…”.
L’ATTACCANTE PIU’ SIMPATICO
“Nessuno. In partita eravamo rivali”.
FERRARIO
“Grande coppia con lui. E’ stato un grande”.
I MIEI EREDI
“Difficile dirlo, c’è una crisi nel mio ruolo. Grava e Paolo Cannavaro meritano considerazione”.
IL NUOVO SAN PAOLO
“Molto dipenderà dall’assegnazione degli Europei. Ci saranno anche i soldi. Ho giocato sedici anni in questo stadio, ho tanti ricordi”.
BARI-NAPOLI E LE POSSIBILITA’ EUROPEE
“E’ la classica partita difficile. Il Bari può sempre demotivato, ma non è così. L’ambiente non è dei migliori, non c’è simpatia verso Napoli. Bisogna stare molto attenti. Speriamo di conquistare l’Europa. Ma lo spirito non deve essere quello di sabato contro il Parma. L’anno prossimo ci vorrà qualche rinforzo, ma decideranno loro”.
IL MIO NUMERO PREFERITO
“Semplice, il 2. Anche nella lista elettorale avevo quel numero”
MOURINHO
“E’ bravo ad isolare la squadra”.