I nomi, gli investimenti e le brutte figure

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Il Chievo capolista fa almeno riflettere. E’ vero che siamo solo in avvio di campionato e, generalmente, i veri valori vengono fuori alla distanza; è vero che all’inizio della stagione le cosiddette piccole o provinciali si tolgono qualche sfizio, si concedono il lusso di battere formazioni certamente più titolate. E’ vero tutto questo e lo insegnano i tanti campionati già vissuti e archiviati, ma è altrettanto vero che vedere squadroni già con l’affanno, assistere a disfatte come quella della Roma a Cagliari, guardare la classifica e registrare che in zona-retrocessione ci sono Palermo, Roma, Fiorentina e Juventus (quest’ultima, potrebbe e dovrebbe avere 0 punti considerando che due dei suoi tre gol alla Samp erano da annullare), ti porta almeno a riflettere, a fare alcune considerazioni. Non tanto sui risultati, che ci possono anche stare, ma sul modo in cui sono state affrontate e interpretate certe partite, sul gioco o sul non-gioco in varie gare.
La Roma di Totti e Borriello travolta a Cagliari; il Milan che chiude l’incontro con in campo Pato, Inzaghi, Ibrahimovic e Robinho: tanti assi, tanti bomber, neanche un gol; la Fiorentina che perde a Lecce; il Genoa di Preziosi e di Gasperini che viene mortificato a Marassi dal Chievo; il Palermo che subisce tre pappine a Brescia; l’Inter che vince, ma soffrendo abbastanza contro l’Udinese (e se Floro Flores non avesse mancato una ghiotta occasione, non so come sarebbe finita…); il tanto decantato Parma che esce sconfitto a Catania. Ecco, tutti questi incontri dimostrano ancora una volta che non sono sufficienti grandissimi investimenti economici per vincere sempre; non basta schierare tre-quattro o cinque attaccanti per avere la meglio su avversari che riescono ad essere più organizzati e più squadra. Altrimenti la Juventus e il Real Madrid nella scorsa stagione avrebbero dovuto trionfare e invece hanno fatto registrare autentici flop; l’Argentina e il Brasile avrebbero dovuto sbancare al Mondiale in Sudafrica ed invece le loro stelle non hanno brillato: con loro si sono spente anche le speranze di tantissimi fans argentini e brasiliani.