Montervino: “Il Napoli perde senza Giuntoli un grande competente: è stato uno degli artefici dello scudetto”

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Francesco Montervino parla a Marte Sport Live: “E’ chiaro che con Giuntoli il Napoli perde il direttore che ha fatto rivincere lo scudetto dopo 33 anni, perde un autentico uomo di calcio, un competente, un direttore che negli ultimi due anni ha fatto capire davvero il suo valore. L’area scouting è fondamentale per un direttore. Anche perché quando c’è un direttore da campo, come Giuntoli o, nel mio piccolo, sono io, tu sei impegnato tanto sulla squadra, a condividere con l’allenatore dinamiche tecniche, tattiche, comportamentali, caratteriali, gestionali. Di conseguenza il lavoro sporco dello scouting lo dovrebbe fare un settore a parte. È chiaro, poi, che anche il direttore fa scouting e insieme si mettono poi le notizie e l’archivio che si ha dei calciatori e si decide in base a quelle che sono le caratteristiche tecniche che vuole l’allenatore quale è il giocatore da seguire. L’ultima parola resta sempre al direttore. Mentre nel caso specifico di Mantovani e Micheli, questi sono elementi che hanno cominciato col Napoli e quindi sono filo-società più che filo-direttore. Però quello che mi risulta è che insieme hanno fatto un lavoro straordinario in questi anni. Le indicazioni le hanno date Giuntoli e l’allenatore, poi Micheli e Mantovani hanno cercato di scandagliare quello che era il mercato europeo e mondiale. E’ chiaro che l’allenatore che quest’anno ha completamente stracciato il campionato può avere il timore che qualche figlio vada via. A Napoli dopo che hai vinto diventa difficile ripetersi. Credo che l’allenatore voglia avere la possibilità di potersi ripetere. Se la squadra non si migliora o integra, si fa fatica. Spalletti dopo aver lasciato un segno così importante vorrà soprattutto garanzie di natura tecnica. Sono certo che non saranno di natura economica. L’entusiasmo e la novità sono state tra le due caratteristiche principali che hanno portato a vincere il campionato. Spalletti ha completamente isolato la squadra dal clamore esterno e alla fine ha percorso la strada in discesa. Pietro Accardi credo che sia un direttore giovane, all’avanguardia, attento alle dinamiche tecniche, anche lui un direttore da campo. E credo che oggi le caratteristiche di un direttore siano queste. Non esiste più il direttore da scrivania ed ha rapporti solo con i procuratori. Oggi il direttore deve sapere di calcio e Pietro rispecchia perfettamente la nuova tipologia del direttore e potrebbe essere all’altezza di un percorso importante come quello di Napoli. Se così dovesse essere io non posso che fargli un grandissimo in bocca al lupo. Io e Pampa Sosa siamo stati i primi giocatori ad essere acquistati da questo nuovo Napoli. Lo abbiamo visto nascere e crescere. Oggi vedere festeggiare questa squadra ti rende orgoglioso, anche se diventa un po’ sciocco dire “lo sento mio questo scudetto”, però è nato da lì”.