Paolo Cannavaro e “pap? Aurelio”

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Stimo molto Paolo Cannavaro. Come uomo e come calciatore. Conosco il suo amore per Napoli e per il Napoli di cui è valente capitano. Ecco perché mi permetto di dargli un affettuoso consiglio. Non interpreti le parole e i toni di Aurelio De Laurentiis come un rimprovero fine a se stesso, gratuito, come un rimprovero teso ad offenderlo. Paolo ha il vantaggio di conoscere da anni il presidente, quindi ne conosce le doti umane, professionali, le caratteristiche, la personalità, la bontà. Paolo interpreti quelle parole come lo sfogo accorato di un padre. Un padre quando parla ad un figlio non lo fa mai con cattiveria, per ferirlo. Magari userà termini forti, frasi ad effetto, ma lo fa per indurlo a riflettere, per spronarlo. Il figlio intelligente riflette e cerca di far tesoro di quanto ha ascoltato. Una reazione istintiva, una scelta istintiva, una parola istintiva non sarebbero da Paolo Cannavaro, da capitano.
Paolo, ovviamente, ritiene di stare nel giusto per quanto richiesto da lui e dal suo procuratore, ma vale la pena andare alla rottura, giocare controvoglia, rischiare il divorzio? Paolo, molto amato dai tifosi che ne riconoscono l’amore per il Napoli, rifletta prima di prendere decisioni anche perché sa che il “burbero” De Laurentiis sa anche sciogliersi e sa riconoscere sacrifici, professionalità, attaccamento alla maglia, al progetto, sa apprezzare il senso di appartenenza. In bocca al lupo, Paolo.