Radio Marte festeggia i vent’anni del secondo scudetto: serata magica

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Napoli – Radio Marte e il Napoli, un legame indissolubile. Che si colora d’azzurro per il ventennale del secondo scudetto. Azzurro vivo più che mai perché quel trionfo è nella memoria di tutti i tifosi. E Radio Marte sfoglia l’album dei ricordi con una trasmissione speciale. Tre ore in diretta con i protagonisti di quell’impresa. Diego Maradona non c’è, ma è come se ci fosse. Impossibile dimenticare il Pibe de Oro. In studio c’è Dino Celentano, consigliere di quel Napoli, che svela un gustoso retroscena di mercato del 1992 (“Andammo a trattare Stoichkov a Barcellona, ma in realtà era una manovra per far spaventare il Cagliari che non voleva venderci Fonseca. Il bulgaro ottenne l’ingaggio triplicato dai blaugrana”). A telefono intervengono tutti. Parte Alberto Bigon, il condottiero in panchina di quella corazzata (in tribuna c’era il figlio Riccardo, l’attuale diesse): “Fu una splendida cavalcata. Contro la Lazio, eravamo un po’ nervosi. Sapevamo di dover vincere a tutti i costi. Il gol dopo pochi minuti spianò la strada”. Il merito è di Marco Baroni. Stacco in cielo e San Paolo che esplode: “Fantastico. Lo guardo ancora oggi. Sono onorato d’aver vinto a Napoli. E’ stato il timbro dei gregari come me e Luca Fusi”. Il raccattapalle era Alessandro Moggi, figlio dell’allora direttore generale, Luciano. Il medico, Lino Russo, esalta il carattere di quel gruppo: “Erano uomini veri. Nessuno si tirava indietro. Volevamo sempre giocare”. Immancabile, ovviamente, Salvatore Carmando. Ma non parlategli della monetina che colpì Alemao: “Basta con questa storia. Avremmo vinto lo stesso. Abbiamo chiuso con due punti di vantaggio”. Sul ponte di comando, Corrado Ferlaino. Al secolo l’ingegnere: “La squadra del primo scudetto era fortissima, quella del secondo molto più concreta. Fu un duello di nervi con il Milan”. Ferlaino ricorda i festeggiamenti: “Andammo tutti su una nave nel Golfo di Napoli, volevo evitare che qualche giocatore esagerasse in città. Avevamo addosso tutta la stampa del Nord che voleva criticarci”. Quell’appuntamento fu organizzato da Gigi Pavarese, giovanissimo segretario: “C’era anche Massimo Troisi, esperienza indimenticabile”. Un sentimento comune un po’ a tutte le ‘penne’ che scrissero pagine indimenticabili di quella stagione, da Franco Esposito, a Romolo Acampora, senza dimenticare Francesco Rasulo e Salvatore Biazzo che curò le telecronache contro Bologna e Lazio. Antonio Careca dal Brasile riassume così il sentimento comune: “Nostalgia, nostalgia, nostalgia”. Che la nostra maglia celebrativa serve a tamponare almeno un po’. Lo scudetto tatuato con i nomi di tutti i protagonisti (“Li ricordo bene”, dice Maurisa Laurito, tifosa d’eccezione, ancora emozionata) marchiati a fuoco nella memoria di chi ha da sempre una malattia chiamata Napoli e da cui non vuol guarire. La torta di Sabatino Sirica, invece, è quasi un augurio per il futuro. Quello di festeggiare presto altre imprese. Lassù. Dove l’azzurro splende più che mai.