Sarri chiede scusa: “Era una lite di campo, doveva finire lì”

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Dopo le clamorose accuse di Roberto Mancini, arriva la replica di Maurizio Sarri: “Mi ero innervosito per l’episodio di Mertens, non ce l’avevo con Mancini”, spiega il tecnico azzurro alla Rai. “Mi sono innervosito e ho detto cose che non dovevo dire. Sono cose da campo e dovrebbero restare in campo. Quando mi sono accorto di avergli detto qualcosa gli ho chiesto scusa, ma lui era contrariato. Mi aspetto che le accetti domani e mi chieda scusa a sua volta, perché quando si chiede scusa vanno accettate. Ha detto che a 60 anni dovrei vergognarmi e non dovrei stare nel calcio? Non ne ho 60. Ripeto. È stata una litigata da campo e in campo dovrebbe finire. Insulto omofobo? Che esagerazione. È stato un insulto di rabbia, mi è scappata una parola perché ero nervoso, l’espulsione di Mertens mi è parsa un’ingiustizia e non ce l’avevo con Mancini. Il rigore poteva starci come no, ma l’espulsione mi è parsa esagerata. Ripeto ancora una volta, non ricordo cosa ho detto, ci sono espressioni che possono scappare a tutti. Quando ci si scusa, bisognerebbe accettare e chiuderla lì. Non so perché Mancini se la sia presa tanto, per me era una cosa che doveva finire in pochissimi secondi. Non è normale che certe litigate nate in campo escano dal campo. Col mio collega mi sono scusato privatamente e lo sto facendo anche pubblicamente, domani gli manderò anche un sms. Più di così non posso fare. Ho usato toni che non dovevo usare, lo dico nella maniera più ferma e assoluta. Sul campo ho visto di peggio, spero che anche Mancini a mente fredda cambi idea. Mi scuso anche con gli omosessuali, non c’era nessun intento discriminatorio nei loro confronti”. Poi, in sala stampa, il contrattacco: “Mancini quando ha rifiutato le mie scuse mi ha chiamato ‘vecchio cazzone’. Mi sembra un insulto razzista anche questo”.