Al varo la SuperChampions. De Laurentiis ne parlò nel 2005

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VITTORIO RAIO

Ho letto su La Gazzetta dello Sport che è sempre più vicino il varo della SuperChampions, un campionato d’Europa per club, un campionato tra 16/24 top club principalmente di Spagna, Germania, Francia, Inghilterra, Italia. Logicamente, già ci sono aspre lotte per entrare a far parte del novero delle partecipanti. Gli interessi sono altissimi, i guadagni sarebbero importanti. Facile immaginare che tutte le big continentali vorrebbero essere presenti (già si parla di meriti storici) e che, purtroppo, qualcuna resterebbe fuori dalla manifestazione.
Fin qui la notizia con la sola novità che si avvicina sempre di più il giorno (nel 2018?) in cui partirà la SuperChampions che relegherebbe la Champions League a manifestazione di secondo livello.
Leggere che l’idea della SuperChampions cresce nelle menti di quelli che comandano nel gioco del calcio mi porta indietro nel tempo. Stagione 2005-06: ero inviato de “Il Mattino”, seguivo il Napoli tutti i giorni ed il Napoli militava in C1. Aurelio De Laurentiis, in un’intervista al mio giornale, accennò al varo di una SuperLega continentale e di un campionato europeo per club. “Sediamoci ad un tavolo con le big d’Europa e variamo un campionato d’Europa per grandissime squadre. Il Napoli? Se sono intelligenti non possono non farlo partecipare…”.
Con tutti il rispetto per le piccole società di A e di B, il presidente, che solo ad agosto del 2004 era entrato a far parte del mondo del calcio, disse che il futuro non erano più i tornei nazionali e continentali come Champions ed Europa League. Occorreva che si giocasse un torneo tra le big d’Europa con gare di andata e ritorno, un torneo tipo Nba all’italiana. Le partecipanti? Le squadre di città con un maggiore bacino di utenza, le squadre più titolate, con più tifosi… Grandissimi interessi, soldi che sarebbero piovuti sulla manifestazione e sulle partecipanti, stadi sempre pieni, vendita di prodotti legati al campionato e tante altre belle proposte sull’iniziativa da varare, forse anche già immaginata da altri, ma che non era mai stata pubblicizzata in termini tanto chiari. I campionati nazionali? Magari li avrebbero disputati le formazioni giovanili con la possibilità evidente di valorizzare le nuove leve.
Eravamo nel 2005 e De Laurentiis già viaggiava nel futuro. Dopo quell’intervista non furono pochi coloro che sorrisero, ironizzarono: ma come, sta in C1 e parla di campionato europeo per club?, parla del futuro perché non riesce a dare un presente alla società, parla da sbruffone, da visionario, da illuso che vuole illudere. Offese sfuse e a pacchetti, senza conoscere l’uomo-De Laurentiis, offese che a distanza di anni dovrebbero far inorridire chi le partorì. Gente poco intelligente e senza un minimo di lungimiranza.
Dal 2005 al 2016 sono trascorsi ben undici anni. Lui, De Laurentiis, vide allora quelli che altri stanno cercando di realizzare oggi. Cretini e quaquaraqua misuravano De Laurentiis con il proprio metro, altri, come Macalli, compresero sùbito le potenzialità del presidente del Napoli tanto da proporgli di occuparsi di tutto il settore da lui presieduto e di valorizzarlo al massimo. Il patron del Napoli ringraziò e declinò l’offerta. Per lui e soprattutto per il Napoli vedeva giustamente ben altri traguardi più logici e idonei alla città, ai tifosi e alla società.
Negli anni, frequentando De Laurentiis, ho avuto modo di confrontarmi con lui tantissime volte e non solo su discorsi legati al mondo del calcio, ma anche della vita quotidiana. Devo dargli atto che più di una volta mi ha anticipato tante situazioni a livello italiano e mondiale. Tempo pochi mesi e tutto si è puntualmente verificato. Viaggia avanti nel tempo. Da anni. Così, in questi dodici anni, mi ha parlato della rinascita dell’economia di alcuni Stati: Indonesia, Cina, Nigeria; in netto anticipo mi ha annunciato la crisi economica e finanziaria che avrebbe investito tutto il mondo e i risvolti estremamente negativi che avremmo avuto in Italia, Paese tra i più colpiti; ha accennato al potere non solo economico che alcuni gruppi avrebbero avuto a livello intercontinentale, di come avrebbero avuto un predominio che nessuno sarebbe riuscito ad ostacolare…
Tornando al calcio, va dato atto a De Laurentiis di aver intuito undici anni orsono quello che da poco altri stanno tentando di varare per salvare il gioco del calcio prima che i debiti lo uccidano e va di conseguenza definitivamente sancito che chi provò a sbeffeggiarlo pronunciò offese-boomerang, denunciò i propri limiti. Ma anche gli scemi del villaggio che si sentono depositari di verità hanno il diritto di esistere.