De Laurentiis: “Il Napoli competitivo anche senza Milik. Higuain? A febbraio il fratello mi disse che qui non c’erano giocatori importanti”

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Aurelio De Laurentiis parla alla vigilia della sfida con la Roma:“Sono stato in America, in Cina e in Inghilterra, dobbiamo parlare  bene del calcio, i giovani non devono essere disamorati del nostro sport. Per me non cambia nulla. Sono uno che non si ferma un secondo, ma poi ci sarebbero tanti delusi. Non possiamo dire che gli stadi sono bruttissimi oppure parlare male degli arbitri. E’ l’Italia che non funziona. L’Inghilterra ha una situazione diversa, la Thatcher ha risolto i suoi problemi con il calcio. Non cambiamo la legge Melandri, non siamo capaci di legiferare, lo abbiamo fatto troppo ormai. Renzi sta cercando di dare continuità ad un paese, poi viene crocifisso. Ma chi c’era prima di lui? Quali sono i concorrenti, chi ha le palle per governare un paese come il nostro? Siamo un paese finto, la copia sbiadita di quello che potevamo essere. Mi rendo disponibile a lavorare insieme per migliorare il calcio in Italia. L’Uefa ha dato un’apertura sulla Champions, ma non basta ancora”.

 De Laurentiis e Sarri insieme. Non capitava dal 14 maggio dopo Napoli-Frosinone.

“In ritiro siamo stati insieme. L’amore insieme si fa in maniera riservata”.

 Sarri ha chiesto l’intervento della società sugli arbitri dopo Genoa, lei ha risposto con un comunicato.

“Sarri ha risposto delle domande che gli sono state poste. Dopo la partita ci sono i bollori. Ho risposto perché non potevo parlare degli arbitri. Potevo cascarci due anni fa. Ora basta. Abbiamo ottenuto una vittoria, tra tre anni ci sarà la moviola in campo e tutto funzionerà in tempo reale. Non c’è nessuna divergenza tra noi”.

 Il Napoli è a punteggio pieno in Champions. Il bilancio è positivo?

“I bilanci si fanno alla fine, me lo ha insegnato il cinema. Voi sollecitate il circo e il Colosseo perché alle prime giornate già ci sono romanzi a puntate. Siamo alla settima giornata, posso dire che la rosa è competitiva, più dell’anno scorso. Ci è capitato l’infortunio di Milik, ma c’è Gabbiadini senza dimenticare Callejon e il falso nove. Sarri si è creato delle opportunità. Abbiamo plasmato la squadra in base alle sue caratteristiche. Poi chiaramente serve anche tempo. Diawara quest’estate si è allenato per conto suo e quindi Sarri preferisce utilizzare altri. Si è preso un rischio, ma è un suo diritto. Questo  discorso vale anche per Rog”.

 Lei che ne pensa della riforma Allegri sul mercato?

“Il discorso è complesso. Bisognerebbe chiudere il mercato 31 luglio e apertura l’1 giugno per questioni fiscali. Sulla finestra invernale sono d’accordo. Bisognerebbe farlo mentre non si gioca, magari solo di quindici giorni che sia novembre o a gennaio, nel quale non si va in campo. Così nessuno può fare il furbo”.

Domani sarà al San Paolo?

“Se me lo chiede Sarri, ci sarò”.

 Dopo la sconfitta di Bergamo, Sarri ha detto che la Juve è di un altro pianeta. Che ne pensa?

“Le sue parole andavano interpretate. La Juve appartiene alla famiglia Agnelli da decenni. Alle sue spalle c’è un secolo di storia. Noi non abbiamo ereditato il Napoli tanto che lo chiamai Napoli Soccer con grande umiltà. Mi faceva schifo ripartire dalla serie C. Ho portato questo bambino per sette anni consecutivi in Europa. Il Napoli non esisteva più. Ho avuto solo un pezzo di carta. Avrei potuto chiamare la squadra Campania. Non c’è la storia di 27 scudetti, ne abbiamo vinti solo 2. L’immagine è fortissima grazie ai napoletani che sono i veri protagonisti di questa nuova Italia. Abbiamo vinto  due scudetti e abbiamo avuto il più grande giocatore del mondo, Diego Maradona. Se il signor Ferlaino non l’avesse convinto, di cosa parleremmo? Ora teniamoci stretti questi dodici anni del nuovo Napoli. Sono abituato a vincere figuratevi se sono soddisfatto adesso di giocare in un contesto così antico. Speriamo tra dieci anni di essere dove penso io, non mi riferisco allo scudetto, quello vorrei vincerlo prima. Non conta vincerne uno e poi sparire per dieci anni. La Juve ha 380 milioni di fatturato, datemene 100 in più a me e poi vediamo se vinco. Non immaginavo di essere tradito così per una questione di stile e di classe. Ci sono due livelli educazionali diversi. Questo lo dico al di fuori di polemica. Ho accettato di fare questo campionato e me la gioco fino alla fine. Se devo andare in uno stadio che non mi appartiene e devo prendermi critiche che non mi appartengono, questo non va bene. Le responsabilità sono di chi governa la città, il Napoli è andato in giro per il mondo. Domani tornerò nello stadio per amore del Napoli, di Sarri e della squadra, ma non del San Paolo”.

 Cosa dice su Higuain?

“L’ho voluto io assieme a Chiavelli. Non lo sapeva neanche Bigon che poi si offese. Benitez mi propose di prendere Damiao e quando venne il suo procuratore all’Hotel Vesuvio e me lo propose, dissi non mi sta simpatico. Higuain era al Real Madrid, ma non era una stella. Nel Napoli lo è diventato e poi si crea un disagio con i compagni di percorso che si sentono obbligati a giocare anche per lui. Sarri è stato bravo e furbo. Ha puntato tutto su Higuain, ma non è bello e piacevole quando reagisci nei confronti di un compagno che sbaglia un passaggio. Il calcio è un gioco di squadra e di insieme. Sono un sentimentale e non l’avrei mai mandato via. Un anno prima gli ho offerto molto di più rispetto allo stipendio attuale con la Juve. Facemmo un incontro a Venezia con il papà e il fratello, eravamo quasi d’accordo. Poi sono spariti. A febbraio venne il fratello Nicolas e disse che voleva andar via perché non c’erano giocatori importanti. C’è stato un divorzio. Con Hamsik è andato diversamente, ricordo quando mi chiamò Moratti e mi chiese dello slovacco. Io risposi che non era in vendita e non mi ha mai più  disturbato. Il rapporto con Marek è positivo e l’ho sempre accontentato, quando mi ha chiesto un nuovo contratto. Faccio una precisazione: mi faceva schifo non il Napoli in C, ma ripartire da quella categoria. Non dimentico gli sputi contro il Martina Franca”.

 Com’è andato il suo viaggio in Cina per il Napoli?

“Il marketing è aumentato. Abbiamo preso otto persone. In Cina sono sempre stato molto attento perché quando ero presidente dei produttori mondiali, avevo come vice un cinese. Sono rimasto folgorato a Shanghai e poi dopo poco ho aperto un ufficio a Pechino.  C’è grande interesse nei confronti del calcio. Potrei fare il ritiro in Cina dopo il Trentino. Oppure alternando le due località. I tifosi del Napoli sono il più grande asset che io ho acquisito. Negli Stati Uniti e in Cina sono avanti. Il futuro sarà la televisione”.