Mondiale: tante big a casa, il nuovo calcio avanza

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Negli anni il calcio è cambiato. Non solo nel ritmo, nelle tattiche, nella tecnica individuale nettamente migliorata, ma soprattutto è mutato il potere che apparteneva a poche Nazionali di pochi Paesi. Nel tempo sta diventando un bene di tante altre rappresentative di tante altre Nazioni che prima erano autentiche squadre-cuscinetto. Da decenni registriamo qualche sorpresa nelle manifestazioni internazionali. In Brasile non è più un fatto episodico. Nazionali che sulla carta sembrano avere il ruolo di outsiders, poi in campo capovolgono tranquillamente ed anche con una inaspettata semplicità i pronostici. In questo Mondiale la Spagna, campione del mondo, è già fuori dopo due sole gare, lo stesso dicasi per i maestri dell’Inghilterra, lo stesso potrà capitare ad un altro santone come Capello con la Russia (dopo Vicente del Bosque e Roy Hodgson); lo stesso capiterà all’Italia o all’Uruguay che domani si sfideranno per accedere agli ottavi. Insomma Nazionali che in partenza erano tra le favorite al titolo, te le ritrovi fuori o quasi fuori dopo due incontri. Cosa è accaduto, cosa sta accadendo? Semplice. Negli anni, le nostre tattiche, le nostre qualità, la “cazzimma” di club come Spagna, Germania, Inghilterra, Italia, Brasile, Argentina, Francia, Uruguay, sono diventati “beni” anche di altre Nazionali. Come? Tanti rappresentanti di queste nuove entità calcistiche militano nei campionati dei Paesi big del calcio. Hanno assimilato tutto e nel tempo hanno portato in Patria il tutto. Così accade che se alla qualità, alla tattica, alla “cazzimma” ci aggiungiamo una voglia di emergere e di guadagnare che magari non c’è più in chi è… sazio in quanto già guadagna milioni e milioni di euro e ci aggiungiamo strutture fisiche che già in altri sport permettono a tanti atleti di primeggiare, alla fine ci ritroviamo con Nazionali-cuscinetto che si permettono di tener testa all’Argentina (Iran), di mettere in difficoltà la Germania (Ghana) o il Brasile (Messico), di creare ansia e preoccupazione a Nazionali come l’Italia, di mandare a casa squadroni come Spagna, Inghilterra… E’ il nuovo calcio che avanza e che si prende sempre più spazio e notorietà. Alla fine, in Brasile, magari finirà con il vincere una delle big ancora in gara, magari con un “aiutino”, ma non si può non prendere atto dei risultati ed anche del bel gioco espresso da formazioni come la Colombia, la Costarica, il Cile, la Nigeria, il Ghana, gli Stati Uniti…

L’Italia? Speriamo che riesca almeno a pareggiare con l’Uruguay e quindi ad accedere agli ottavi. Si sa che gli azzurri, da sempre, danno il meglio quando sono con l’acqua alla gola, ma quanto si è visto nell’ultimo impegno lascia se non altro perplessi. Per la scelta di Prandelli di iniziare con una punta (Balotelli) e di finire con tante punte: equilibrio e idee chiare latitano come la condizione fisica che desta più di un dubbio; per un gruppo che di certo non fa della compattezza una delle sue armi migliori: tensione e nervosismo aleggiano in ritiro, durante gli allenamenti e nelle partite.

Forse è meglio fare una battuta per spiegare la non-partita, la sconfitta dell’Italia contro la Costarica. Gli azzurri, Chiellini in testa avevano chiesto di fare un time out per tempo. Non avendoli ottenuti hanno deciso di non.. giocare.