De Laurentiis: “Benitez ci ha fatto crescere, lo faremo ancora. Ho commesso un errore a Dimaro”

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Aurelio De Laurentiis parla in conferenza stampa.
“Ringrazio Rafa che ho voluto fortemente alla fine di maggio di due anni fa quando ci incontrammo a Londra. Mi conquistò subito per il suo senso di internazionalizzazione che avrebbe potuto dare al nostro Napoli. Ci sono sempre stati giocatori stranieri e avere anche un allenatore che sapesse valutarli e utilizzarli nel modo più giusto. Pensavo che Rafa mi potesse dare tutte queste garanzie. Ho letto delle informazioni sballate, ho capito che molti non avessero un’idea di cosa sia giuridicamente l’opzione. Noi due anni fa, facemmo un contratto di un anno con opzione per il secondo anno che noi potevamo esercitare dopo una certa data. Questa è sempre una garanzia. Fare quei contratti pluriennali dove poi uno deve trovare sempre un’uscita diventa sempre antipatico sia per l’allenatore che per il club. Può creare dei disagi economici-finanziari. Rafa ha subito capito questa possibilità e firmammo questo tipo di contratto. Nel momento in cui io esercitai l’opzione, Rafa mi fece capire che sarebbe stato il suo ultimo anno. La moglie Montse e le figlie lo reclamavano. Anche con Mazzarri ci ho provato, ma già mi ero mosso con altri allenatori mesi prima. Questo fa parte del gioco, così come la corrida mediatica su cosa accadrà”.

Comincia un rifondazione. Quali saranno i principi?
“Rifondare è una parola che non mi piace. Devo continuare a seminare. Se il mio concetto è l’internazionalizzazione, ci siamo riusciti. Non è detto che per internazionalizzare uno debba vincere per forza uno scudetto. Ho commesso un grande errore quest’estate quando ho abbandonato il mio ruolo di presidente abbracciando quello di un tifoso e ho parlato del tricolore. Mi sono sbilanciato e ho disatteso le promesse. Per il sesto anno consecutivo, siamo l’unica squadra italiana in Europa. Il processo di internazionalizzazione con Rafa è andato avanti. Il concetto di giocare con due mediani anziché con tre o cinque è andato avanti. E’ chiaro che non si può pretendere il massimo con il Napoli che fattura un terzo del Borussia Dortmund, della Juve e del Milan. Non possiamo pagare 8 milioni di euro di stipendio. E’ la prima volta che perderò una ventina di milioni in bilancio. Noi non ci siamo tirati indietro. Se io decido di investire i soldi personali nella ristrutturazione dello stadio e il 31 maggio presenterò in Comune il progetto di fattibilità che io credo di poter realizzare nell’ambito di 16-18 mesi. Stiamo facendo tante impostazioni importanti, se dopo 11 anni voglio implementare l’italianità del club per creare una cantera del club. Sto cercando una ventina di ettari per costruire il centro del settore giovanile sulla base dei principali club europei. Il Barcellona non ha vinto niente per anni, poi ha tirato fuori uno come Messi e ha cominciato a vincere. I miei primi dieci anni sono stati d’impostazione e di verifica generale. Non mi sono trovato su un territorio facile, ci sono state varie emergenze, quella dei rifiuti, quella della Terra dei Fuochi. Gli amministratori non ci hanno aiutato. Forse se avessi fatto il percorso in Germania o in Inghilterra, forse avrei vinto uno scudetto oppure una Champions. Non lo so. Due anni fa, eravamo al 46esimo posto del ranking Uefa, ora siamo 20esimi, davanti al Tottenham e al Siviglia che ieri ha vinto l’Europa League. Questo non dobbiamo dimenticarlo e a parte la Juventus negli ultimi due anni siamo l’unica squadra italiana ad aver vinto due trofei grazie a Rafa Benitez. Da un lato abbiamo avuto la Juventus, dall’altro il Napoli. Quando sono arrivato, i bambini giocavano nei campetti con le maglie di Juve, Inter e Milan. Riccardo Bigon ha voglia di cambiare aria dopo qualche anno. Lui viene dal Nord e si riavvicina alla famiglia in un territorio che gli è più congeniale. Dopo Reggio Calabria e Napoli, voleva respirare l’aria del Nord. Non potevo trattenerlo nonostante avesse un altro anno di contratto. Gli auguro un futuro radioso”.

Sceglierà un altro profilo internazionale come successore?
“Il prestigio non è qualcosa che ti viene dall’esterno. E’ qualcosa che noi abbiamo al nostro interno o non ce l’abbiamo. Non è un problema di nazionalità, ma di cultura, mentalità, educazione, di capacità in breve tempo di diventare napoletani. Poiché noi siamo una società forte, sana ed in espansione, mi auguro che questo periodo da Medioevo spagnolo stia finendo. Sono tranquillissimo e soddisfattissimo di aver avuto alla corte di Napoli il qui presente ispanico guerriero come Benitez che ha accresciuto la nostra cultura con un clima molto sereno. Non dimentichiamo che abbiamo giocato 59 partite. Gli altri ne hanno fatte meno. I nuovi dimostreranno probabilmente la crescita l’anno prossimo. Non è facile arrivare in una nuova squadra ed essere protagonisti”.

Ora ha in mente un italiano? Oppure addirittura un campano?
“Sono addirittura sconvolto da questa stratificazione multidecennale. Ho sempre combattuto il mondo degli adulti. Queste vicende della Fifa, della serie C e della serie D fanno riflettere. Governano personaggi fuori epoca, non c’è la cultura del domani, ma quella del passato. Loro frenano. Platini parla del fair play, ma predica bene e razzola male. Anche lui si comporta come un monarca e non riesce ad interpretare le trasformazioni socio-politiche dei vari paesi. Non si è reso conto che con l’Isis i modelli di sicurezza degli stadi devono cambiare. Ho avuto forti scontri con i suoi uomini, ne ho parlato anche con il Ministro Alfano. Ora già si pensa al prossimo campionato. Noi dobbiamo avere una mira e un faro. Dobbiamo mettere in mostra i nostri gioielli giovani, ma non ne parliamo mai. Le squadre di calcio devono avere più voce in capitolo. Ci hanno fatto due palle così con la moviola in campo e con l’occhio di falco, parliamo di cose serie, di defiscalizzazioni su chi investe sui giovani, di incentivi per gli stadi e per i centri giovanili. Mi auguro che il governo composto da persone giovani si possa interessare del calcio. Prima c’era Delrio, ora non c’è ancora nessuno. Arriverà uno che sposa le mie idee, come è successo con Benitez. L’unica cosa che ci divde è l’amore per il mare. Non posso essere già innamorato di essere un nuovo tecnico”.

Lo sapremo presto il nuovo allenatore?
“Sicuramente. Non lo so se già lunedì, non credo. Lasciatemi lavorare. Per evitare il toto allenatore che non mi piace, la prossima settimana vado a raccontare i prossimi quattro film in Sicilia, a Napoli e in Puglia. Ho chiamato 100 esercenti a raccolta, quando ho finito farò con voi due cene a settimane. Riapro i miei rapporti con i media e così insieme parleremo di ciò che sembra giusto e sbagliato. Sarò un libro aperto e poi vediamo se questa cosa funzionerà”.

Se Benitez va al Real, è importante anche per il Napoli?
“Assolutamente sì”.

A Florentino Perez raccomanderebbe Rafa?
“Lo raccomanderei a tutti. Non credo che Florentino abbia bisogno dei miei consigli. Se deve fare un buon contratto, gli do una mano”.

Come aspetta la partita con la Lazio di Lotito? Quanto contano gli introiti Champions?
Ho già detto prima che ho stanziato dei miei soldi personali per lo stadio che per noi è un minus fortissimo. Non si può più derogare, poi tutti dicono che ci vogliono italiani, quindi la cantera è importantissima. Relizzerò sei campi regolamentari, la scuola in un posto che sia in una zona centrale della città. Queste sono le mie priorità. Con Benitez si è costruita una squadra che ha le potenzialità per giocare in Italia o all’estero faremo gli innesti necessari. Servono dei difensori centrali, un centrocampista, un esterno destro, poi dobbiamo capire come vorrà giocare il nuovo allenatore, se vuole un trequartista oppure un regista. Vedremo cosa vuole e noi lo accontenteremo”.

Arriverà uno tra Mihajlovic, Montella, Klopp, Emery, Di Matteo, Spalletti e Prandelli?
“Ne parliamo a cena”.

Chi arriverà come direttore sportivo?
“Voglio verificare se effettivamente è sufficiente un direttore sportivo in base alle mie esigenze. Devo riuscire a capire chi c’è nei campi dei giovani che possa seguirmi. Le qualifiche hanno fatto il loro tempo”.

Lei ha detto che avrà 20 milioni di passivo. Influenzerà il mercato?
“No. Devo cercare chi è valido, non chi ha un senso. Tevez è costato 9 milioni, non 40-50. Pogba è stato acquistato a parametro zero. Dobbiamo avere palle e conoscenza del mercato, senza fare giochetti che non ci hanno mai riguardato. Sono cresciuto anche io con il Napoli ma ho portato qui il mio concetto di impresa”.

E’ soddisfatto della gestione Benitez?
“Al 120%. Non gli ho mai recrmininato nulla”.